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Un Concerto per la Pace nel Mondo: Magia Musicale nella Pieve di Cesclans

di Giulia Freschi


Il 28 giugno, nella suggestiva cornice naturale di Pieve di Cesclans, nel comune di Cavazzo Carnico, si è tenuto un concerto dedicato alla pace nel mondo, nell’ambito del Festival Suoni e Natura. Protagonisti della serata il violoncellista e compositore Riccardo Pes, l’Orchestra d’archi Blanc e il prestigioso Coro Polifonico di Ruda diretto dall’esperta mano di Fabiana Noro.

Ad aprire la serata è stato Spaséñiye sodélal (Salvation is created) di Pavel Tschesnokoff, brano per coro a cappella appartenente alla tradizione ortodossa.


A seguire, il violoncello di Riccardo Pes si è unito al coro in una toccante interpretazione di El cant dels ocells, canto popolare catalano reso celebre dal violoncellista Pau Casals, che lo eseguì nel 1971 alle Nazioni Unite in nome della pace nel mondo.


In prima esecuzione assoluta è stato il brano Peace, scritto da Riccardo Pes per l’orchestra Blanc. Si tratta di una meditazione interiore che si apre in un’atmosfera apparentemente solare e bucolica che però presto si rivela disturbata e tormentata da alcune presenze misteriose. Secondo Pes è un simbolo di un viaggio di ricerca interiore tra le diverse voci che si annidano dentro di noi ritrovando solo alla fine un’apparente calma, una speranza in un mondo migliore e senza conflitti.

Orchestra d'Archi Blanc condotta da Riccardo Pes
Orchestra d'Archi Blanc condotta da Riccardo pes

A chiudere il concerto, con una travolgente energia, sono stati i Canti rocciosi di Giovanni Sollima, per orchestra d’archi e coro alpino. Si tratta di un ritorno alle radici della terra, alle voci arcaiche, a un contatto primordiale con il corpo come strumento risonante.


Sono vere oppure è un sogno?, il cui testo è tratto dalle riflessioni di Dino Buzzati di fronti alle bellezze delle Dolomiti, apre e chiude la composizione. È questo un movimento dal carattere volutamente reiterativo, ma mai ripetitivo, una sorta di sogno in cui nulla è chiaro ma tutto indefinito e in continua evoluzione.


La prima parte è una fitta trama di rimandi in un tessuto polifonico e poliritmico affidato al coro. Solo in seguito entra l’orchestra, inizialmente da sola per poi accompagnare in un ritmo imperterrito il canto del coro, conferendo forza e vigore.


La montagna grave, tratto da una terzina dantesca del Purgatorio, è un movimento dal carattere più lento e disteso. Si apre con il coro solo, a cappella che viene poi accompagnato da un tappeto sonoro che sembra alludere a dei ritocchi lontani di campane montane.


Nel terzo movimento Anguane c’è un ritorno al ritmo imperterrito del primo movimento, ma in un clima sereno e solare. Il tutto richiama l’elemento dell’acqua, simbolo di purificazione e rinascita, in cui sono immerse queste creature mitologiche tipiche della tradizione ladina.


Il ritmo prende letteralmente corpo in Madonie, in cui Sollima usa i ritmi percussivi delle mani del coro e delle casse dei violoncelli e dei contrabbassi. La scelta del siciliano arcaico, estremamente consonantico, è musicale e ritmica e richiama le origini natali del compositore.


Quel lungo treno è un momento di meditazione e calma prima degli ultimi due movimenti. Si basa su un frammento del canto popolare Monte Canino, teatro di aspri combattimenti durante il primo estenuante conflitto mondiale.


In Guerra, testo liberamente tratto dal romanzo Addio alle armi di Hemingway, strumenti e voci si fanno onomatopee, spari, sirene, scoppi, per raccontare il caos e l’insensatezza del conflitto.


L’evento ha riscosso un notevole successo di pubblico, che ha mostrato il suo entusiasmo in una calorosa standing ovation.

 
 
 

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